Please ensure Javascript is enabled for purposes of website accessibility Essediquadro: A proposito di software per... Facilitare la comunicazione nei soggetti ipoacusici e non udenti
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Il servizio per la documentazione e l'orientamento sul software didattico e altre risorse digitali per l'apprendimento.
Realizzato dall'Istituto Tecnologie Didattiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con MIUR e INDIRE.

Analisi di settore

Eliana Aiello

La sordità non si vede e solitamente non si accompagna a manifestazioni fisiche, ma è la più diffusa e la meno conosciuta malattia invalidante con effetti psicologici a volte devastanti quali: l’emarginazione e l’analfabetismo. Basti pensare quanto la sordità, rallentando il processo del linguaggio parlato, renda difficili le relazioni sociali, l’apprendimento scolastico e lo sviluppo culturale provocando un inevitabile senso di solitudine. Scriveva Scott-Stevenson “ La sordità è un male tremendo. E' il senso di solitudine, di isolamento che la fa sembrare così, è la mancanza di comprensione da parte di coloro che sentono. Il problema del bambino con una sordità congenita è diverso da quello dell'uomo o della donna con una ipoacusia acquisita dopo gli anni attivi della scuola e della adolescenza. Il duro d' udito che con gli anni ha una ipoacusia progressiva è un altro problema ancora. Ma per tutti l'handicap è uguale: è l' handicap del mondo del silenzio, la difficoltà di comunicazione con il mondo che sente e che parla”. Necessaria si ritiene una diagnosi precoce per poter creare intorno al bambino un ambiente il più possibile favorevole ad un suo armonico sviluppo. Una diagnosi che permetta un responsabile e mirato recupero educativo con mezzi appropriati e consoni al modo di esprimersi del bambino, al fine di condurlo ad una integrazione sociale positiva. Molto parlare e molto scrivere si è fatto sull’opportunità di insegnare ai bambini sordi la lingua dei segni piuttosto che la lingua parlata come prima lingua e se fosse più efficace alla loro crescita culturale e comunicativa saper fare la lettura labiale o interpretare i segni. Molti studiosi hanno abbracciato l’una piuttosto che l’altra teoria; negli ultimi anni però si è affermata con forza l’idea di offrire ai bambini sordi un percorso di crescita bilingue. In questo modo viene offerta al bambino la possibilità di comunicare sia con persone sorde che con persone udenti e di muoversi nella società con maggior autonomia. Naturalmente molti passi avanti sono stati fatti dal passato ad oggi nel campo dell’educazione scolastica dei bambini sordi, uno tra questi, grazie alla legge 104 é la possibilità di avere accanto, nel percorso scolastico, un insegnante sordo o un assistente alla comunicazione. In passato spesso veniva affiancato al bambino sordo un interprete che svolgeva il suo lavoro in maniera neutrale, senza emotività L’assistente alla comunicazione ha un rapporto più emotivo, oltre a trasmettere il contenuto di terzi deve educarlo alla comunicazione e al rapporto sociale con le altre persone e fa da mediatore tra lo studente e la classe e l’ambiente. Meglio se l’assistente alla comunicazione è un educatore sordo perché è l’unico in grado di comunicare con il bambino attraverso una lingua che entrambi conoscono, la lingua dei segni, è in grado di condurlo con senso di realtà alla consapevolezza del suo stato e delle sue reali possibilità. Accanto alle risorse umane oggi le persone sorde possono utilizzare molteplici strumentazioni e molto materiale reperibile sul web “In Italia esiste un patrimonio di documentazione storica, culturale e linguistica sui sordi che tuttavia non è conservato e conosciuto in modo approfondito; la stessa lingua dei segni, creata e tramandata all’interno della comunità dei sordi e oggetto di ricerca scientifica da circa un ventennio, è ancora scarsamente e/o superficialmente conosciuta in ambito sociale”………” Alla fine del 1998, l’Istituto di Psicologia del CNR, in collaborazione con l’Ente Nazionale Sordomuti (ENS) e con l’Istituto Statale dei Sordi, ha organizzato una mostra dal titolo “I segni come parole". La mostra raccoglie testimonianze grafiche, fotografiche, cartacee, video e informatiche per raccontare e rendere visibile la sordità non soltanto agli studiosi e specialisti del settore, ma anche ad un pubblico più vasto, di persone sorde per una maggior consapevolezza della loro identità culturale e linguistica e di persone udenti, per avvicinarsi al mondo dei sordi e alle sue espressioni più caratteristiche” (AA VV, Tecnologia e Didattica per la sordità, IDD 2001) Esistono comunque molte associazioni sparse sul territorio nazionale ed internazionale che a diverso titolo si occupano di raccogliere dati e dare informazioni nei diversi settori interessano l’integrazione sociale della persona sorda.

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